Erwin Schrödinger: gatti, amanti e quanti. Un premio Nobel sulla cresta dell’onda
Scienza e sensualità, un mix vincente per Erwin Schrödinger. Brillante quanto affascinate scienziato, vinse il premio Nobel per la Fisica nel 1933 grazie all’equazione che porta il suo nome, contribuendo alla seconda rivoluzione quantistica
Se c’è stato uno scienziato tutt’altro che ordinario, quello è di certo Erwin Schrödinger. A darne conferma è una celebre affermazione della moglie, Anny Bertel, che nel descriverlo dirà: “È più semplice vivere con un canarino che con un cavallo da corsa, ma io preferisco il cavallo da corsa”. Nato in una facoltosa famiglia viennese, il 12 agosto 1887, Erwin Schrödinger sin da subito si dimostrò una “mente in fermento”. All’età di cinque anni parlava sia il tedesco che l’inglese, era appassionato di astronomia e, prima ancora di imparare a scrivere, iniziò a redigere un diario con la complicità della zia Minnie che ne raccoglieva i pensieri su carta. Iscrittosi al Gymnasium, si rivelò essere uno studente di prim’ordine, amante tanto della matematica e della fisica quanto della logica che sottende la grammatica e la filologia.
Ben presto la fama di alunno modello varcò le porte di casa Schrödinger; per tutti a scuola Erwin era “il giovane che conosceva le risposte a qualsiasi domanda”, tanto da lasciare sgomenta l’intera classe, professore incluso, quando non seppe rispondere alla domanda su quale fosse la capitale del Montenegro. Il pulsante desiderio di disvelare la natura del mondo lo porterà a iscriversi, nel 1906, all’Università di Vienna per studiare fisica. Se, però da un lato la Vienna del primo ‘900 rappresentava un avamposto delle arti, non si può dire lo stesso per l’insegnamento della fisica la cui voce aveva un “suono antico”, sebbene, giusto un anno prima, nel 1905, un giovane Albert Einstein aveva pubblicato la teoria della relatività ristretta e nel 1900 Max Planck apriva la strada alla fisica quantistica.
Gli anni da studente universitario trascorsero regolarmente, fra gite organizzate da Hasenöhrl, professore di cui Schrödinger conserverà un bellissimo ricordo, un’appassionata storia d’amore con la giovane Ella Koble e la fama di studente eccezionale che dal Gymnasium non l’aveva più abbandonato. Come già detto però, gli stimoli erano pochi e Schrödinger, sebbene con il massimo dei voti, conseguì la laurea, nel 1910, con una tesi dal contenuto anonimo. Negli anni Venti, dopo aver preso parte alla Prima guerra mondiale quasi più da spettatore che da protagonista, andò spesso a sciare, e dopo aver pensato di abbandonare la vita accademica per amore, Schrödinger sposò Annie Bertle e, al contempo, ottenne un incarico presso l’università di Stoccarda. Da qui in poi, la carriera di Erwin Schrödinger sarà un continuo spostarsi di università in università, e di amante in amante, alla costante ricerca di uno stipendio redditizio, ossessione figlia della crisi postbellica che investì l’Austria compresa la famiglia Schrödinger.
Sebbene, ancora una volta, le sue doti lo resero uno stimato scienziato e docente, a Schrödinger, mancava ancora la consacrazione all’olimpo degli dèi della fisica. La svolta avvenne, nel Natale del 1925, quando Erwin, lasciata a casa la moglie, partì per un soggiorno fra le Alpi. Come si evince dalle sue lettere qui non fu solo, ben due amanti lo raggiunsero e forse fu proprio quell’ardore amoroso ad accendere il “fuoco di Prometeo” nel nostro scienziato che, poco dopo, nel 1926, pubblicherà l’equazione seme della seconda rivoluzione quantistica, dimostrando che gli elettroni non si muovono su delle orbite bensì su orbitali descritti da delle onde di probabilità. Le implicazioni che ne emersero non piacquero a Erwin che le schernì con il celebre paradosso del gatto: un esperimento mentale in cui un gatto chiuso in una scatola è per noi sia vivo che morto fin quando non apriamo la stessa. Un modo particolare di criticare una teoria di cui egli stesso fu in parte padre. Schrödinger ricevette il Nobel nel 1933, e la sua vita continuò all’insegna delle avventure amorose. Visse, fino alla caduta del nazismo, a Oxford da docente con la moglie e l’amante destando scandalo, per poi trasferirsi dapprima a Berlino e poi a Vienna nel 1956 per restarvi fino alla morte.
Un articolo davvero accurato e ricco di curiositá, complimenti all’autore!
Articolo molto interessante, complimenti.
Praticamente anche lui era in una sovrapposizione quantistica: da una parte con la moglie, dall’altra con l’amante :,)
Articolo molto interessante, complimenti!
Molto interessante, non conoscevo la storia!
Articolo ben scritto, non conoscevo la, sua storia, tranne il “gatto nella scatola”