linguaggio umano

Singing in the (b)rain

In uno studio pubblicato su Trends in cognitive sciences si ricerca la chiave dello sviluppo del linguaggio umano a partire dal canto di un fringuello

Ogni specie animale sa comunicare e lo fa in moltissimi modi e per tantissimi motivi. E soprattutto, ogni specie animale ha il proprio personalissimo stratagemma. Per arrivare a quello che può sembrare un’ovvietà ci è voluto del tempo: nemmeno Darwin, uno che di animali se ne intendeva, riuscì a intuire la complessità delle loro forme di comunicazione, spiegandole in termini di pure reazioni emotive.

L’etologia viene riconosciuta come una vera e propria disciplina scientifica solo alla fine della seconda guerra mondiale, e a gettare le basi dello studio della comunicazione animale furono Konrad Lorenz, Nicolaas Tinbergen e Karl von Frisch. I loro lavori pioneristici varranno a questo trio il Nobel nel 1973.

Anche per gli esseri umani la comunicazione ha un ruolo cruciale e il linguaggio è un’abilità importantissima, che permette di esprimere significati complessi e trasmettere conoscenze di generazione in generazione. Nonostante la maggiore complessità, le modalità di apprendimento del linguaggio di un bambino e di un giovane uccello non sono poi così diverse: a differenza della maggior parte degli altri sistemi di comunicazione animale, infatti, entrambi non svilupperanno correttamente questa abilità senza il supporto di un adulto.

Gli aspetti che rendono “speciale” l’evoluzione del linguaggio umano possono quindi essere chiariti se confrontati con le forme di comunicazione di altri animali. Sono queste le premesse di un articolo pubblicato su Trends in Cognitive Sciences da ricercatori delle università di Barcellona, Colonia e Tokyo; secondo il nuovo studio, la riduzione dell’aggressività reattiva dovuta al processo di auto-addomesticamento dell’homo Sapiens avrebbe favorito un aumento della complessità del linguaggio. Questo sviluppo sarebbe stato causato dal minor impatto sulle reti cerebrali di neurotrasmettitori che si attivano in situazioni di stress, cruciali per imparare a parlare. Per mostrare queste interazioni, i ricercatori hanno analizzato le differenze tra il canto del fringuello bengalese domestico (Lonchura striata domestica) e quello selvatico, notando quanto il primo abbia un repertorio più vasto e meno stereotipato del secondo. Il fringuello addomesticato è meno aggressivo del suo parente selvatico, e secondo lo studio ci sono sempre più prove che diverse specie domestiche abbiano repertori vocali diversi da quelli delle specie selvagge. Sembrerebbe che pur essendosi evoluti separatamente, il linguaggio umano e il canto degli uccelli abbiano modelli di apprendimento simili e siano entrambi influenzati negativamente dallo stress.

L’etologia è una scienza “giovane”, ma ormai l’idea che la comunicazione animale dipenda esclusivamente dalle emozioni non convince più e oggi sappiamo che esistono sistemi più o meno complessi con cui gli animali si scambiano informazioni con i propri simili o con individui di specie diverse. Sappiamo anche come fa il coccodrillo, che a dispetto di quanto si diceva è il rettile con l’apparato fonatorio più sviluppato.

Il mondo della comunicazione animale è fatto di suoni, odori, canti, danze, riti; un mondo che sembra quasi di vedere (o di sentire) nelle pagine dell’ultimo libro di Francesca Boninconti, Senti chi parla, una rassegna di alcune delle più bizzarre, geniali o letali trovate di questi gran chiacchieroni che sono gli animali.

Ma quand’è che gli animali “parlano”? Come stabilire, cioè, cosa sia una comunicazione e cosa no?

Gli uccellini che in primavera si esibiscono tra gli alberi o i fili dell’alta tensione lo fanno per dare alle femmine un messaggio importante: sono qui, senti che bella voce, significa che sono giovane e in forze. Non si può mentire: la bellezza del canto è un segno inequivocabile di salute e prestanza.

Di norma, e si sa che quando c’è una regola ci sono mille eccezioni, le comunicazioni tra animali sono vere, e se tutto va bene apportano un vantaggio: avvertire della presenza di un predatore o della disponibilità ad accoppiarsi, delimitare il territorio, segnalare una fonte di cibo.

E chissà se il cinguettio di un fringuello riuscirà a dirci qualcosa in più sulla nascita e lo sviluppo delle abilità comunicative degli umani.

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