Solare termodinamico: l’idea di Rubbia diventa una centrale da 1 MW in Egitto
La tecnologia solare ideata da Carlo Rubbia e sviluppata in Enea permetterà di generare elettricità per mille famiglie e fornire acqua potabile ogni giorno
Diciotto specchi parabolici, lunghi cento metri e in grado di concentrare i raggi del sole in un punto, o meglio in un tubo. È la tecnologia, sviluppata in Italia dall’Ente Nazionale Energie Alternative (Enea), alla base della centrale solare termodinamica da poco inaugurata a Borg-el-Aram, vicino ad Alessandria d’Egitto.
L’impianto, però, è molto più di una semplice centrale elettrica . Nei tubi, che assorbono l’energia solare, scorre un fluido con speciali sali minerali in grado di raggiungere temperature elevatissime, pari a 550 gradi centigradi. Il fluido poi passa in uno scambiatore, dove cede calore all’acqua. Questa, trasformata in vapore, aziona una turbina grazie alla quale si produce elettricità. Parte del calore poi viene usato per dissalare l’acqua: l’impianto è in grado di produrre 250 metri cubi di acqua potabile ogni giorno. Il fluido incandescente, inoltre, può essere immagazzinato fino a quindici ore, così da permettere all’impianto di funzionare anche in assenza di sole. C’è di più: questo metodo di conservazione dell’energia non prevede l’uso di batterie, ancora costose e complicate da smaltire. La potenza complessiva della centrale è di 1 megawatt, e dovrebbe soddisfare i bisogni di circa mille famiglie.
È una storia nota quella secondo cui Archimede, durante la seconda guerra punica, avrebbe ideato un’arma in grado di incendiare le navi nemiche a distanza: gli specchi ustori. L’idea era quella di usare specchi parabolici o piani in grado di concentrare la luce solare in un unico punto. Sebbene questa versione sia stata messa in dubbio da storici e scienziati, è servita a ispirare il premio Nobel Carlo Rubbia, il quale, nel 2001 ha dato il via proprio al Progetto Archimede, e dopo anni di ricerche e numerosi brevetti è riuscito a sviluppare la tecnologia del solare termodinamico. La centrale da poco inaugurata in Egitto rientra nel progetto Mats (Multipurpose Applications by Thermodinamyc Solar), che dovrebbe durare 42 mesi e finanziato con 22 milioni di euro, di cui circa la metà provenienti dall’Unione europea. Partecipano, oltre all’Enea, aziende come le italiane Kinetics Technology e Archimede Solar Energy, università ed istituti di ricerca, sia europei che egiziani.
In ogni momento, circa la metà del nostro pianeta è illuminata dal sole che riceve sulla sua superficie un enorme quantità di energia , pari a circa 50 milioni di gigawatt. Più del doppio di tutta l’energia consumata dall’essere umano in un anno. Già da molti anni è in corso il tentativo di utilizzare questa fonte, con tecnologie che sono ormai d’uso comune. I collettori termici, per esempio, intercettano la radiazione solare per scaldare l’acqua, mentre i pannelli fotovoltaici sfruttano le proprietà di alcuni materiali chiamati semiconduttori – come il silicio – per generare elettricità quando sono colpiti dalla luce. Sono tecnologie molto diverse, che hanno in comune la funzione di trasformare l’enorme quantità di energia che proviene dal sole, in energia utile ad essere consumata dalle attività umane. Nel solare termodinamico sono riposte speranze – ed investimenti – per uno sfruttamento sempre più esteso ed efficiente della nostra stella.
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