Stelle o alieni?

Stelle o alieni?

La regolarità con cui brillano certe stelle potrebbe far pensare alla presenza di intelligenze extraterrestri

Pulsar del Granchio, situata nella Nebulosa omonima a 6520 anni.luce dalla Terra

Pulsar del Granchio, situata nella Nebulosa omonima a 6520 anni.luce dalla Terra (Credits Wikipedia)

Un battito regolare. Troppo regolare per essere solo una stella. Saranno forse alieni? Se lo chiedono alcuni ricercatori dell’Università delle Hawaii che hanno individuato numero aureo e frattali nella frequenza con cui brillano alcune pulsar, stelle che nel 1974 portarono al Nobel per la fisica i loro scopritori. Lo studio è stato pubblicato su Physical Review Letters.

Già nel 1967, quando si notarono per la prima volta segnali radio ripetuti esattamente ogni 1,3 secondi provenienti dallo spazio, si pensò alla presenza di “piccoli omini verdi” che volessero comunicare con la Terra. Solo l’osservazione successiva di altri segnali pulsanti a frequenze diverse e originati da altre zone dello spazio, confermò invece l’esistenza delle pulsar, stelle che, come i fari in mare, ruotano su se stesse emettendo a intermittenza luce (o altre radiazioni) nello spazio circostante.

Due frequenze con cui possono oscillare le Pulsar: un po' come nelle musiche rock il battito ritmico (onda blu) è il sottofondo della melodia principale (rosso e verde)

Due frequenze con cui possono oscillare le Pulsar: un po’ come nelle musiche rock il battito ritmico (onda blu) è il sottofondo della melodia principale (rosso e verde)

Ora sono di nuovo le pulsar a riproporre l’ipotesi di presenze extraterrestri nello spazio. Si tratta però di pulsar speciali. Mentre alcune brillano ritmicamente con una sola frequenza (proprio come un faro), quelle studiate dal gruppo dell’Università delle Hawaii lo fanno con due (o più) frequenze contemporaneamente. Se prendiamo una canzone ed inseriamo un battito ritmico come sottofondo della melodia principale, come si fa nel rock ‘n’ roll, otteniamo qualcosa di simile.

Istantanea della stella KIC 5520878 nella costellazione Lyra. Credits: Michael Hippke et al., 10.1088/0004-637X/798/1/42 / Sci-News.com.

Stella KIC 5520878 nella costellazione Lyra. Credits: Michael Hippke et al.

È il caso della stella KIC 5520878, collocata nella costellazione Lyra a circa sedici mila anni-luce di distanza dalla Terra. A partire dai dati raccolti dal telescopio Kepler, i ricercatori hanno separato e misurato le due frequenze che compongono la “melodia luminosa” della stella.

Hanno quindi notato che dal rapporto tra i loro valori si ottiene il numero aureo 1,618, famoso in arte, architettura e matematica e persino oggetto di una colonna sonora scritta dal compositore Michael Blake.

Non solo. Eliminando il “battito ritmico” dalla “melodia” principale della stella è comparso un comportamento frattale: la forma dell’onda che descrive la melodia si ripete a diverse scale di ingrandimento, un po’ come il profilo di alcuni litorali marini (ad esempio quelli norvegesi) che rivelano sempre nuove insenature man mano che si procede per ingrandimenti. Sono numerosi gli esempi di frattali in natura, uno dei più comuni è il broccolo romano.

A quasi quarant’anni da quel primo segnale pulsante così stranamente regolare, la curiosità e forse il desiderio di scoprire che non siamo soli nell’Universo non ci è passato.

E sicuramente non è passato a John Learned, uno degli autori dello studio, che afferma: «una civiltà sufficientemente avanzata potrebbe sollecitare queste stelle con fasci di neutrini per modificare le loro emissioni e quindi trasmettere informazioni attraverso la galassia e oltre». Fantascienza? Solo altri studi potranno smentire o confermare.

 

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