Il successo del vaccino contro il papilloma virus: abbattuto il rischio di cancro alla cervice
A circa dieci anni dal conferimento del premio Nobel a Harald zur Hausen per i suoi studi sulla connessione fra l’human papillomavirus (Hpv) e il cancro alla cervice uterina, emergono i primi risultati sull’efficacia del piano di immunizzazione contro il virus intrapreso in Scozia dal 2008
“È difficile capire perché un vaccino, veramente efficace, non abbia un tasso di adesione molto più alto. Per me è uno scandalo“. Così parlava poco meno di un anno fa, in un’intervista rilasciata al portale tedesco Deutsche Welle, Harald zur Hausen, vincitore del premio Nobel per la medicina nel 2008 “per la sua scoperta del legame fra il papilloma-virus e il cancro alla cervice” e creatore dei primi vaccini preventivi contro diversi ceppi del virus. Il virologo tedesco però si riferiva alla situazione della Germania. In Scozia, invece, una recente ricerca ha valutato il successo del programma di prevenzione adottato negli ultimi dieci anni nel paese. I risultati, pubblicati sul British Medical Journal, collegano il piano di immunizzazione con il drastico abbattimento delle malattie legate alla cervice uterina.
Nello studio sono stati analizzati i registri dei vaccini e degli screening di 140.000 donne che hanno aderito al programma di prevenzione fra il 2008 e il 2016. Il piano di immunizzazione prevedeva la regolare somministrazione del vaccino contro l’Hpv alle studentesse del Regno Unito, di età compresa fra i 12 e i 13 anni. In Scozia il programma è andato ben oltre le aspettative, raggiungendo un adesione di circa il 90%. Incrociando i dati sullo status di immunizzazione e i risultati degli screening a livello individuale, sono emerse una significativa riduzione di tutte le neoplasie intraepiteliali cervicali, con un abbattimento della presenza di cellule precancerose del 90%, e una stima equivalente di efficacia del vaccino, superiore all’80%. Il programma di immunizzazione non ha beneficiato solo le donne alle quali è stato somministrato il vaccino. Anche fra le donne non vaccinate si riscontra una riduzione delle malattie cervicali, suggerendo che l’interruzione della trasmissione dell’Hpv in Scozia abbia creato un’effettiva protezione di massa.
L’infezione da human papillomavirus, trasmessa per via sessuale, è la più comune fra le infezioni virali del tratto riproduttivo. Attualmente si conoscono circa cento ceppi del virus, ma non tutti sono associati a gravi patologie. Alcuni tipi, infatti, si manifestano solo con la comparsa di verruche genitali e molto raramente sono causa di morte del paziente affetto. Altri invece, ben quattordici, sono ceppi definiti “ad alto rischio”, che possono portare all’insorgenza di lesioni precancerose e allo sviluppo di diversi tipi di cancro. In particolare, i tipi 16 e 18 del virus, per i quali zur Hausen aveva creato e testato i vaccini preventivi, sono responsabili di circa il 70% dei casi di cancro della cervice. La World Health Organization ha stimato circa 670.000 nuovi casi di cancro del tratto cervicale nel 2018 (di cui l’85% solo nei paesi in via di sviluppo) e approssimativamente 311.000 decessi legati a questo tipo di tumore per lo stesso anno. Numeri che mettono in luce l’importanza di un piano di prevenzione diffuso.
Secondo Kevin Pollock, ricercatore alla Glasgow Caledonian Univerisity e coautore della ricerca, i risultati confermano l’efficacia dei vaccini contro l’Hpv, con i quali, entro i prossimi cinque anni, si potrebbe arrivare ad una significativa riduzione dei casi di tumore del collo dell’utero (il secondo tipo di tumore più diffuso fra le donne del Regno Unito al di sotto dei 35 anni). “Il vaccino funziona. Finché ci sarà un’alta adesione al programma di immunizzazione il virus non avrà un posto dove andare e sarà eliminato“, ha affermato il Dr. Pollock nel commentare la ricerca. Entusiasta dei dati emersi è anche l’amministratore delegato del Jo’s Cervical Cancer Trust: “sono risultati eccitanti, che dimostrano chiaramente l’impatto dei vaccini nella protezione dalle malattie cervicali per le future generazioni“. Ma non è tutto. Il Ministro della salute pubblica scozzese, Joe FitzPatrick, ha affermato che i risultati della relazione, oltre a dimostrare l’efficacia del piano di prevenzione messo in atto, rappresentano un punto di partenza. Infatti, l’obiettivo è quello di estendere nei prossimi anni la vaccinazione contro l’Hpv anche ai ragazzi. Posizioni dunque abbastanza chiare e nette rispetto allo scetticismo che ha accompagnato la prima fase di diffusione dei vaccini.
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