Il team di Walter Quattrociocchi e il nuovo centro studi alla Sapienza dedicato ai big data
Nel mese di marzo è stato presentato il nuovo Center of data science and complexity for society (CDCS). Le ricerche del team di Walter Quattrociocchi, professore associato all’ateneo romano, sono concentrate su big data, disinformazione e dinamiche social
Walter Quattrociocchi, classe 1980, ha una formazione da informatico – si occupava di algoritmi, ottimizzazione e scrittura di codici – e un interesse innato per la psicologia sociale. Da marzo di quest’anno guida il neonato Center of data science and complexity for society presso Sapienza Università di Roma. Una parte del suo team continua, invece, l’attività di ricerca presso l’Università Cà Foscari di Venezia, dove ha sede il laboratorio di Data Science and Complexity.
Le ricerche del Centro mirano a comprendere le dinamiche di processi complessi attraverso l’analisi dei big data, con l’obiettivo di riuscire a fornire indicazioni utili per sfruttarli in sicurezza. Il team attualmente lavora per il G7 alla mappatura, su scala globale, dell’infodemia insieme (tra gli altri) alla LSHTM di Londra, alle Università di Harvard e di Cambridge.
In questi mesi abbiamo assistito alla circolazione di una quantità di notizie dedicate alla pandemia talmente enorme da rendere difficile orientarsi. L’avvento dei social ha infatti radicalmente cambiato il nostro rapporto con l’informazione. Sembra complicarsi sempre di più la possibilità di orientarsi tra notizie attendibili e fake news.
Nel 2015 Quattrociocchi ha pubblicato, insieme ad altri autori, uno studio quadriennale in cui veniva sottolineato il problema “strutturale” delle piattaforme. La loro “forma piatta” si basa sulla disintermediazione.“Una piattaforma”, spiega Quattrociocchi, “è uno strumento che mette in comunicazione orizzontale mondi diversi”. Ovvero un luogo di decentralizzazione dove si accorcia la distanza tra produttore e consumatore. Vale per un paio di scarpe (Amazon), per un film (Netflix) ma anche per una notizia. Cosa succede quando questo “appiattimento” in orizzontale riguarda l’informazione?
Stando ai dati forniti dal Mediabias/Fact-Check, le notizie vere e le fake news sembrano avere la stessa capacità di diffusione. Ma questa diffusione avviene in modo polarizzato. In altre parole, come è facile intuire frequentandoli, e come confermano le ricerche di Quattrociocchi, i social polarizzano le opinioni. Per esempio, gli utenti che si avvicinano ad una narrativa di cospirazione, difficilmente ne usciranno. Si finisce nelle cosiddette echo chamber, o casse di risonanza, dove ci si scambia opinioni solo con chi la pensa in modo simile.
La polarizzazione riguarda tutte le fasce di età, la vita privata e la dimensione lavorativa. La pandemia causata dal Covid-19, con l’incertezza e la complessità dell’evento, ha fatto esplodere il fenomeno. A tal proposito, Quattrociocchi ha parlato di “tempesta perfetta” in un suo recente articolo su Le Scienze.
Con il nuovo centro di Sapienza, il team di Quattrociocchi si pone una mission importante: svolgere un lavoro utile alla collettività. “Ci dedicheremo anche ad attività di divulgazione mirate al grande pubblico. Crediamo che le enormi potenzialità della data science offrano a media, scuola, università e istituzioni, strumenti e metodologie comuni per poter essere al passo coi tempi ed elaborare valide strategie per il futuro.”
Un progetto ambizioso, forse poco social ma molto sociale, di cui sentiremo ancora parlare.
Immagine in evidenza: Pexels
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