Un giovane su quattro è contrario al vaccino anti-covid
Circa il 75% dei giovani di età compresa tra gli 11 e i 30 anni si dichiara a favore del vaccino anti-Covid. È questo ciò che emerge da un sondaggio sul portale studentesco Skuola.net assieme al Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive di Sapienza Università di Roma
Le nuove generazioni si schierano in maniera compatta a favore della campagna vaccinale anti-covid in corso. Ciò dimostra che questo tema non è distante dai giovani come invece si potrebbe credere, la pandemia li ha colpiti in maniera diretta. Li ha privati della socialità in una fase importante della loro crescita personale. Solitudine, depressione e ansia sono solo alcuni degli effetti psicologici riscontrati. Numerosi gli studi scientifici già nelle prime fasi del lockdown 2020 che affermano questo.
Torniamo ora al sondaggio, realizzato su un campione di 5.313 ragazzi, ed entriamo più nel dettaglio. Il 54,6% dei partecipanti esprime un “assolutamente si” alla vaccinazione. Il 19,8% dichiara “più si che no” manifestando qualche dubbio. Il 10,1% propende per un “più no che sì”, ma senza escludere che potrebbe cambiare idea. Mentre l’8,7% si astiene dicendo di non essersi ancora fatto un’opinione a riguardo. Infine è appena il 6,7% che dichiara un “assolutamente no” al vaccino.
“Tre quarti dei giovani vorrebbero vaccinarsi contro il Covid. La percentuale sfiora l’80% nella fascia d’età 11-17 anni. È un risultato importante! Evidenzia quanto la tematica della prevenzione interessi anche questa fascia di popolazione” sottolinea Giuseppe La Torre, infettivologo e professore del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive di Sapienza di Roma, “i ragazzi hanno sofferto in modo particolare gli effetti psicologici del lockdown, in termini di mancata frequentazione della scuola, riduzione o annullamento delle relazioni sociali”
Le motivazioni del “sì”
derivano dalla consapevolezza della gravità della situazione e dalla percezione che i benefici prodotti dai vaccini superino notevolmente i rischi. In molti con il proseguire della pandemia hanno provato sulla propria pelle e su quella dei loro affetti più prossimi le conseguenze che questa emergenza sanitaria sta causando. Quasi un quarto degli intervistati ha per l’appunto dichiarato che aderirebbe alla campagna di somministrazione soprattutto per avere una garanzia in più che i propri cari non si ammalino di Covid-19.
Tra le ragioni del “no”
troviamo invece un vecchio cavallo di battaglia ovvero il fattore sicurezza dei vaccini. In questo caso però lo scetticismo è dovuto alla sensazione che le tempistiche di ricerca e messa in commercio dei prodotti ora disponibili siano state troppo brevi.
Tra tutti gli intervistati favorevoli al vaccino si nota apertamente una certa impellenza nel voler uscire da questa situazione. Il 47,9% sarebbe disposto per la somministrazione ad aspettare la fine della fase di protezione delle persone più ‘fragili’ e del personale sanitario, considerata prioritaria, mentre il 35,7% sarebbe pronto a vaccinarsi anche l’indomani. E se il vaccino non fosse gratuito? Il 10% del campione non si ferma nemmeno davanti a questo. Dichiara infatti che sarebbe disposto a sborsare qualunque cifra pur di farlo il prima possibile.
Al momento in Italia gli under 16 sono esentati dalla vaccinazione contro il Coronavirus. Le società farmaceutiche però hanno fatto già partire le sperimentazioni sui minori. Moderna sta realizzando il trial sugli adolescenti tra 12 e 17 anni mentre Pfizer ha dichiarato di condurre uno studio rivolto alla somministrazione del siero su individui tra 5 e 11 anni. Infine Astrazeneca sta estendendo la sperimentazione ai bambini di età inferiore ai 6 anni
Antonella Viola immunologa e docente di Patologia all’Università di Padova fa una previsione sulla situazione italiana: “Se tutto procede bene per la fine dell’anno potranno cominciare le vaccinazioni tra i ragazzini tra i 12 e i 18 anni, ma per i più piccoli bisognerà attendere ancora fino al 2022“. Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net conclude dicendo: “Bene la precedenza alle categorie più a rischio e al personale medico e sanitario, ma si pensi seriamente a dare ai giovani l’opportunità di vaccinarsi il prima possibile, le nostre scuole e università sono state chiuse troppo a lungo, rischiamo di creare un vuoto che difficilmente si potrà colmare”.
Commenti recenti