Un italiano nella giungla dei circuiti nervosi
Con i suoi rivoluzionari metodi di ricerca ha gettato una nuova luce per la comprensione del funzionamento del sistema nervoso
Circa 140 anni fa un giovane e geniale medico italiano si avventurava per la prima volta nella giungla dei circuiti nervosi: le sue scoperte avrebbero causato una svolta nel progresso delle scienze biologiche e mediche, consentendo la prima, significativa comprensione della struttura dei tessuti nervosi.
Nato nel 1843 a Còrteno, paesino della Valcamonica in provincia di Brescia, oggi Còrteno Golgi in suo onore, Camillo Golgi sarà ricordato soprattutto per la famosa ‘reazione nera’, o metodo di impregnazione argentea, nota tuttora come metodo di Golgi.
Il suo interesse parte dall’osservazione clinica delle malattie mentali nell’ospedale diretto da Cesare Lombroso, celebre psichiatra e antropologo. Golgi si trasferisce nel 1872 nell’0spizio di Abbiategrasso in qualità di medico. Si appassionerà a tal punto allo studio della psichiatria da voler conoscere in modo più approfondito la struttura fondamentale del cervello, il neurone.
La cucina rudimentale del piccolo appartamento assegnatogli, fornita di microscopio e pochi altri strumenti, costituirà il teatro di allestimento di un modesto laboratorio di istologia in cui vedrà la luce, per la prima volta, la reazione chimica che consentirà una svolta decisiva nello studio del sistema nervoso: «La giungla che mi si presentava davanti in quel momento era più affascinante di una foresta vergine: si trattava del sistema nervoso con i suoi miliardi di cellule aggregate in popolazioni une differenti dalle altre e rinserrate nel viluppo apparentemente inestricabile dei circuiti nervosi che s’intersecano in tutte le direzioni dell’asse cerebro-spinale».
Sarà solo nel 1887, dopo dodici anni, che le teorie di Golgi raggiungeranno una diffusione internazionale, grazie alla preziosa collaborazione con il medico e istologo tedesco Rudolf Albert Koelliker, studioso del sistema nervoso centrale e membro della Società fisico-medica di Wurzburg, che, divenuto anche influente nell’assegnazione dei premi Nobel, divulgherà a livello europeo il lavoro del collega italiano. L’ammirazione di Koelliker per il metodo di Golgi, sperimentato a lungo, traspare dalle sue parole: «Fino ad oggi non si conosce nessun procedimento che mostri con tanta perfezione le cellule nervose degli organi centrali ed anche gli elementi della nevroglia».
Il metodo di impregnazione argentea costituirà solo il primo fondamentale passo per la ricerca dell’ epoca, per evidenziare in modo chiaro la struttura definitiva dei neuroni sensitivi e motori, diversa conseguentemente a seconda della localizzazione nell’encefalo, e dell’esistenza di assoni e dendriti, consentendo inoltre una prima classificazione delle strutture nervose. Finalmente per la comunità scientifica il neurone non è un universo a sé stante, immerso in una sostanza amorfa, ma parte integrante di un sistema complesso e dinamico.
Per progredire definitivamente nella conoscenza del sistema nervoso, saranno necessari i contributi scientifici di più studiosi dell’epoca. Proprio in quest’ottica si inserisce la celebre controversia tra la teoria reticolarista di Camillo Golgi, che sostiene come i neuriti di differenti cellule nervose siano fusi insieme a formare una rete diffusa nervosa e la teoria neuronale del giovane istologo spagnolo Santiago Ramon y Cajal. Egli, a differenza di Golgi, individuerà nel neurone la struttura deputata alla ricezione e conduzione dell’impulso nervoso proprio grazie alla tecnica di impregnazione argentea e le sinapsi, da lui poeticamente definite ‘strati dell’anima’.
Successiva è l’identificazione, sempre con lo stesso metodo, del reticolo sarcoplasmatico, una struttura composta da un complesso tubulo trasverso-cisterne terminali, individuato nel citoplasma delle cellule nervose. Questa nuova scoperta verrà definitivamente confermata solo nel 1952, quando l’avvento del microscopio elettronico ne dimostrerà l’esistenza. Ma le scoperte dello scienziato non sono ancora concluse: sua infatti è anche la ‘legge di Golgi’, che consente di chiarire le fasi di sviluppo e riproduzione del Plasmodium Malariae e lo studio dettagliato dell’anatomia dei corpuscoli di Golgi.
Nel 1906, arriva finalmente per Camillo Golgi, primo italiano a essere designato, la meritata assegnazione del Premio Nobel, ex-aequo con il collega spagnolo Ramon y Cajal. La soddisfazione è grande, ma vede lo ‘scontro’ tra due titani: Golgi, che avendo un’indole molto introversa, subito dissentirà, considerandosi offeso di dover condividere questo onore con un collega che ha conquistato la fama utilizzando proprio la sua tecnica. Si rifiuterà quindi inizialmente di ritirare il premio, per non incontrare Ramon y Cajal, estremamente ambizioso e molto sicuro di sé. Durante la cerimonia della premiazione a Stoccolma, avvenuta l’11 dicembre 1906, Golgi manterrà inizialmente un ostentato atteggiamento di indifferenza nei confronti dell’antagonista, cercando poi in tutti i modi di demolire pubblicamente la tesi del collega. Finiranno per discutere animatamente, confutando le rispettive teorie divergenti. Nemmeno in un giorno così importante sapranno tenere a freno la profonda gelosia reciproca.
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