Un Nobel di “like”
di Gabriele Durante
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Nel settembre 2010 una particolare bandiera fu issata sulla Torre di Pisa, città testimonial della campagna Internet for Peace che candidava Internet al Nobel per la Pace. La storia della Torre pendente è conosciuta da molti, ma non è così per quella di Internet che permette più ricerche in un minuto di quanti visitatori abbia la Torre in quasi due anni.
La storia di Internet e dei suoi creatori ha inizio dalle intuizioni di Nikola Tesla che lavorò, tra il XIX e il XX secolo, al World Wireless System ideato per la trasmissione istantanea e senza fili di ogni tipo di segnale. Il progetto fu abbandonato in seguito al successo ottenuto nel 1901 da Guglielmo Marconi che, attraverso l’Oceano Atlantico, trasmise “wireless” la lettera S del codice Morse. Tesla quindi si dedicò al World Telegraphy System, le cui stazioni trasmittenti avrebbero raccolto e trasmesso dati attraverso ricevitori individuali. Negli anni ‘30 e ‘40, Paul Otlet e Vanner Bush immaginarono un sistema meccanizzato di immagazzinamento di libri, ricercabili singolarmente. Negli anni ‘60, J.C.R. Licklide sviluppò il concetto di un Intergalactic Computer Network e contemporaneamente Paul Baran quello di Commutazione di pacchetto, metodo efficace per la trasmissione dati. Nel 1969 nacque ARPAnet che permise a più computer di comunicare su una singola rete. Negli anni ‘70, Robert Kahn e Vinton Cerf svilupparono il modello TCP/IP (Trasmission Control Protocol/Internet Protocol) che consentiva sia una connessione tra due dispositivi per il trasferimento di dati, sia che questi fossero recapitati al corretto destinatario. Nel 1983, Paul Mockapetris inventó il Domain Name System (DNS) che permetteva agli utenti di ricordare nomi di dominio anziché lunghi insiemi di numeri. Finalmente, nel 1990, Tim Berners-Lee creò il World Wide Web. Per lui il www doveva essere «uno spazio collaborativo dove si potesse comunicare attraverso la condivisione di informazioni».
Tornando al 2010, la candidatura di Internet fu sostenuta da politici, aziende informatiche, premi Nobel, banche, città e università. Il promotore dell’iniziativa, Riccardo Luna, allora direttore di Wired Italia, dichiarò che Internet era «la prima arma di costruzione di massa, in grado di abbattere l’odio e il conflitto per propagare la democrazia e la pace».
Proprio nel 2010 iniziò la “Primavera araba”. Queste proteste di una parte del mondo arabo furono chiamate “rivoluzioni di Internet” dato che i manifestanti si erano organizzati attraverso social networks come Facebook.
Sulla bandiera che sventolava in cima alla Torre di Pisa, si distinguevano le lettere www (World Wide Web). C’è differenza tra il www e Internet? Si, e per comprenderlo si potrebbe paragonare Internet alle strade di una città. Tutto ciò che è presente ai lati della strada, come negozi e case, è il www, mentre i veicoli sono i dati che si spostano. A governare la città sono i search engines che hanno il potere di mettere in mostra alcuni negozi e oscurarne altri attraverso i loro algoritmi. Come riportato dal The New Yorker, oggi Google controlla il 90% del search advertising, Facebook l’80% del mobile social traffic e Amazon il 75% delle vendite di e-book.
Berners-Lee si è dichiarato per questo pentito della sua “creatura”. A suo parere ci sono troppe opportunità per chi semina odio a causa degli algoritmi: egli intende combattere contro lo strapotere dei colossi di Internet creando un nuovo sistema in cui l’utente decide dove vuole che siano archiviati i suoi dati, considerati oggi quasi un diritto umano, come cibo e acqua.
La candidatura di Internet che per la prima volta riguardava un sistema di comunicazione, alla fine non ha portato ad una vittoria, ma ha veramente perso? Internet oggi conta 4,66 miliardi di utenti, 1,86 miliardi di siti web e un utente medio è online quasi 7 ore al giorno. Dunque, Internet è ormai parte delle nostre vite. O sono queste parte di Internet?
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