Who wants to live forever?
Di Emilio Giovenale
Siamo a Londra, su un taxi che procede verso l’aeroporto di Heathrow. Brian May, il chitarrista dei Queen è pensieroso, la giornata è grigia e uggiosa, come il suo umore. Ha appena assistito alla proiezione in anteprima di alcune scene del film Highlander, per cui hanno chiesto ai Queen di comporre le musiche. Non sono gli unici musicisti famosi a cui sia stata fatta la richiesta: in lizza c’erano anche artisti come Sting, David Bowie e i Duran Duran.
May però non pensa alla “concorrenza”, pensa a quello che ha appena visto: un’anteprima della scena in cui l’immortale Connor MacLeod vede invecchiare e infine morire tra le sue braccia la moglie Heather, mentre lui resta eternamente giovane. E nella sua mente si pone una domanda, e questa domanda la converte in musica, che canticchia tra sé e sé in un ritornello iconico, che fornisce un senso filosofico a tutto il film: “Who wants to live forever?”.
La storia
Siamo nel 1986, il gruppo pop dei Queen viveva un momento di grande successo, sancito da canzoni come “Another One Bites the Dust”, “Radio Ga Ga” e dalla partecipazione al Live Aid del 1985, ma May stava vivendo un momento di grave crisi personale: il padre, con cui aveva un burrascoso rapporto di amore e conflitto, stava morendo di cancro, e il suo matrimonio viveva una profonda crisi, che sfocerà nella separazione dalla moglie nel 1988. Inoltre c’erano già le prime avvisaglie della malattia di Freddy Mercury, a cui l’anno successivo avrebbero diagnosticato l’AIDS.
Non sappiamo se la leggenda della canzone concepita in taxi sia vera, ma certamente la visione del film aveva colpito profondamente i sentimenti di Brian. L’amore e la morte, il dolore della perdita e il senso del ciclo vita-morte nella sua ineluttabilità, che ferisce anche chi non può morire, col dolore della vita.
E il risultato è un pezzo che resta nella storia della musica moderna, un piccolo capolavoro dei Queen, prima della “Perdita dell’innocenza” che si accompagnerà alla morte di Freddy Mercury.
Il disco
Nel video abbinato al disco ci sono delle differenze con la colonna sonora, in cui è il solo Freddy Mercury a cantare. Nel disco invece a parlare agli ascoltatori è proprio la voce sussurrata e commossa di Brian May, che introduce il tema, per poi passare il testimone alla voce potente di Freddy Mercury in un crescendo di tipo quasi operistico. Ed è dopo l’apice di questo crescendo, accompagnato dalla National Philharmonic Orchestra di Londra, che il brano acquista il tipico colore “Queen”, con una potenza espressiva che difficilmente troviamo in altri brani del gruppo.
E anche il testo fa la sua parte: da “Who wants to live forever?” si passa a “Who dares to love forever – When love must die?”. Una traduzione del dolore della perdita, che permea musica e letteratura: si pensi al pascoliano “Non esser mai! non esser mai! Più nulla ma meno morte che non esser più”. Ed è paradossale che questi versi li reciti la ninfa Calypso, per Ulisse, l’eroe, personificazione dell’Uomo, che “l’immortale gioventù non volle”!
“Who dares to love forever
When love must die?”
E anche i più caustici critici dei Queen, riconoscono in questo brano, che potrebbe essere ritenuto “zuccheroso fino all’eccesso, con un coro di facilissima presa, colmo di banalità”, come scrive la rivista “Metallized” qualcosa di speciale, qualcosa di “così dannatamente magico”. A Kind of Magic…
Emilio Giovenale, fisico, ricercatore ENEA e comunicatore della scienza
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